In viaggio con Antonella Bocchino, la signora della grappa sulle tracce del Moscato.
Lasciata l’azienda di famiglia, pietra miliare nella storia della distillazione, Antonella Bocchino dal 2014 è impegnata nel progetto AB Selezione Italian Spirits. La sua mission è collezionare i migliori distillati italiani prodotti da uve e vinacce d’eccellenza lungo tutto lo stivale.
Le più pregiate grappe di Moscato prodotte con vinacce provenienti da diverse regioni italiane sono distillate in Piemonte e affinate in barriques di rovere di varia tostatura, così come altri grandi Spirits italiani: tre grappe millesimate, due grappe cru di monovitigno, Moscato d’Asti e Nebbiolo da Barolo, e due liquori recuperati dall’antica tradizione piemontese.
Intervista ad Antonella Bocchino: in viaggio con la signora della grappa sulle tracce del Moscato from SGA Wine design on Vimeo.
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Antonella, qual è l’intuizione che ha portato alla nascita di questo nuovo progetto?
AB Selezione nasce dalla volontà di selezionare il meglio che l’artigianalità distillatoria può offrire in questo paese, tesori conservati nelle cantine di piccole distillerie artigianali che molto spesso non vengono valorizzati. Si tratta di una ricerca di grappe, principalmente, ma rivolta in generale agli spiriti italiani che, lungo lo stivale, sono tantissimi e sono quasi sempre espressione di un territorio, di una regione, di un microclima. Una ricerca durante la quale ho potuto recuperare dei campioni di questi liquidi, scoprendo che contenevano aromi e profumi incontaminati e nascosti.
Quindi “Italian Spirits”: al plurale, perché, dalle Alpi alle isole del Mediterraneo, spiriti diversi, grappe, liquori, rappresentano la grande bellezza dell’Italia. Il mio desiderio era proprio quello di svelare al pubblico questa grande bellezza attraverso l’artigianalità della manifattura distillatoria .
Brand Design
La valorizzazione dei vitigni di Moscato rappresenta un’opportunità di salvaguardia della biodiversità, oltre che di sviluppo per il territorio?
Il cuore del progetto di AB Selezione è incentrato sul viaggio intorno al vitigno Moscato. Io nasco a Canelli, patria del Moscato d’Asti, e quindi il punto di partenza non poteva che essere lì, dove ho le mie radici, dove la mia memoria colloca i profumi e gli aromi intensi di questa varietà. Però quasi ogni regione d’Italia coltiva un Moscato: ecco la scoperta più affascinante di questo viaggio, volto a verificare se effettivamente questo vitigno, con la sua biodiversità intrinseca cui si devono vini incredibilmente diversi, poteva dare anche delle grappe diverse.
Come mi fece scoprire Gino Veronelli, il Moscato di Chambave, che è un Moscato da cui si producono pochissime bottiglie in Val d’Aosta, ai piedi delle nevi, è sicuramente diverso da un Moscato di Pantelleria, coltivato al centro di un’isola del Mediterraneo dove respira il mare da ogni direzione, su un terreno lavico ricchissimo di minerali, che inevitabilmente impreziosiscono il prodotto finale. Ricercare le diversità di questo vitigno, declinato in maniera assolutamente unica in ogni regione d’Italia è stata la sfida che ho raccolto, bellissima e avvincente. La valorizzazione di queste diversità mi ha portata a riconoscere una caratterizzazione unica, un fil rouge che lega tutte queste grappe: si tratta della parte intrigante del Moscato, un’aromaticità, una morbidezza che si ritrova in tutte le cinque (prossimamente sei) grappe di Moscato AB Selezione. Un legame che unisce spiriti dalla personalità fortissima, molto individuale, dovuta appunto alla biodiversità di questo vitigno.
Un viaggio come questo, intorno a un vitigno meraviglioso e antichissimo, credo sia possibile farlo solo con il Moscato: non esistono altri vitigni in Italia con una differenziazione così marcata.
Parlando invece della ricchezza che questi vitigni apportano al territorio, abbiamo sotto gli occhi due episodi molto significativi: uno è la proclamazione dell’UNESCO a Patrimonio dell’Umanità di Langhe, Roero e Monferrato, in cui rientra il Moscato di Canelli; l’altro è, primo caso nella storia delle pratiche agricole, la proclamazione a Patrimonio dell’Umanità, sempre da parte dell’UNESCO, della coltivazione di Moscato di Pantelleria ad alberello.
L’ UNESCO premia per la prima volta nella storia una pratica agricola, dando un riconoscimento importantissimo di biodiversità e di unicità al territorio, una valorizzazione che darà sicuramente un grande contributo anche al turismo e all’enoturismo.
Packaging, confezioni ed espositore della linea Moscato
Hai percorso l’Italia sulle tracce delle migliori uve di Moscato, prodotte in diverse regioni italiane. Quali differenze e quali costanti hai riscontrato in questo viaggio del gusto?
Come dicevo, una costante del Moscato è la bellezza: l’unicità di questo vitigno profumato, fragrante, consiste nella capacità di sprigionare un ventaglio aromatico sempre diverso, ma intensissimo, in ognuna delle grappe regionali. È una dote che io raramente rilevo in altri vitigni.
La diversità, tra le differenti uve di Moscato, è straordinariamente affascinante. Nel momento in cui ho cominciato ad assaggiare le varie grappe di Moscato alla cieca, in purezza, appena uscite dall’alambicco, mi sono resa conto, chiudendo gli occhi, di viaggiare in Italia. Iniziavo il mio percorso dalle mie radici, dai sentori di glicine, di fiori d’acacia, di fiori bianchi del nostro Moscato d’Asti, a cui mio nonno mi ha avvicinata dai tempi dell’asilo, quando si dava ai bambini con i biscotti di meliga o, a Natale, per intingervi una fetta di panettone. Subito dopo mi trovavo a respirare il profumo del Moscato della Sardegna, con la sua storia affascinante: le vigne di Moscato erano state portate sull’isola dal regno sabaudo con lo scopo di aumentare la produzione, ma produssero poi un vino e una grappa assolutamente unici, molto diversi dal nostro Moscato piemontese. La grappa sarda, sul finale, ha sentori di mareggiata, di salinità, dovuti proprio al mare che circonda i vigneti; qualcuno l’ha paragonata a un whisky delle Highlands, con cui ha effettivamente molti punti in comune.
Il mio viaggio continuava con la ricchezza aromatica e la storia avvincente del Moscato di Pantelleria: zabib (Zibibbo), vitigno portato dagli arabi, significa frutta passita al sole, e io trovo che infatti la grappa di Moscato pantesco riempia il bicchiere di frutta, di uva di Cipro, di sentori di fichi appassiti. Anche questo Moscato è unico, dotato di una personalità molto spiccata e individuabile. Per passare poi attraverso gli altri Moscati, ognuno con un carattere e una personalità diversa: dal Moscato dell’Oltrepò Pavese al Moscato rosa del Trentino Alto Adige, che nasce alle pendici delle Dolomiti su un terreno roccioso e sorprende con sentori di pesca e di rosa, assolutamente straordinari anche a occhi chiusi. E in ultimo nascerà la grappa di Moscato di Trani, che arriva dalla splendida Puglia e che avrà delle note organolettiche assolutamente uniche. Ma è stato appena distillato, si sta evolvendo in barrique e sarà pronto nella prossima stagione.
Packaging e confezioni della linea Millesimi e Cru
Il progetto AB Selezione Italian Spirits comprende anche tre pregiatissime grappe millesimate e due grappe cru di monovitigno. Puoi parlarcene?
Le millesimate sono le ultime grappe di Moscato di una piccola distilleria che ha chiuso i battenti un paio d’anni fa, ma che aveva tra le varie barriques, ormai trasferite in vasche, tre preziosi gioielli: sono grappe che hanno fino a vent’anni di invecchiamento, e sono al 100% dell’annata dichiarata in etichetta (quindi 2000, ‘97 e ‘94). Si tratta di grappe che, ne sono convinta, possono raccogliere qualsiasi tipo di sfida sui mercati internazionali a fianco dei più grandi Bas Armagnac, Cognac, Whisky o Calvados perché hanno, ognuna in maniera diversa, un racconto molto profondo, un’aromaticità e dei sentori di una lunghezza e di un’intensità che si possono accostare ai grandi spiriti del mondo e del tempo. Gli amanti di queste grandi annate sono usi abbinarle a dei grandi sigari cubani, Montecristo, Cohiba…
Le due grappe di monovitigno sono le nostre bandiere del Piemonte; non potevano mancare in una linea dai tratti di marcata piemontesità, il cui fil rouge è il Moscato di Canelli. Quella di Moscato d’Asti è una grappa fresca, giovane, che contiene tutti i profumi di una vendemmia appena terminata; è dedicata agli amanti della grappa tout court, quelli che non la vogliono contaminata dal legno delle barriques e preferiscono invece assaporarla nella sua purezza, appena scesa dall’alambicco. La grappa di Nebbiolo da Barolo è l’autre côté dell’aromaticità del Moscato: è molto secca ed austera, prodotta da vinacce provenienti da un piccolo comune degli undici che producono Barolo: Serralunga d’Alba, all’interno del territorio proclamato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
Packaging e confezioni della linea Liquori
Come è nata l’idea di recuperare da un’antica tradizione Ananda e Calvilla, i due liquori di cacao e di mele?
Abbiamo operato su due fronti; abbiamo perché se non fossi stata accompagnata da due straordinari partner in questa operazione, probabilmente Ananda e Calvilla non sarebbero nati. Ananda è frutto di una collaborazione con Guido Gobino, un grandissimo maître chocolatier torinese, che mi ha fornito quanto esiste di meglio della sua selezione di cacao. Abbiamo messo in infusione in alcol grezzo, per sei mesi, fave di cacao crude provenienti da piantagioni dell’Ecuador, un “cru” di cacao chiamato Arriba Superior Selecto. Il risultato è stato un matrimonio d’amore tra l’alcol e il cacao: quest’ultimo ha ceduto i suoi aromi e il colore rosso mogano tipico del Criollo. Ananda significa beatitudine in sanscrito antico: il liquore è una sintesi di piacevolezza, purezza, la quintessenza del cacao in una goccia di alcol.
Calvilla nasce invece dalla collaborazione con Slow Food, che presidia un’antica varietà di mele piemontesi chiamate Calvilla recuperate dalla Francia, da un piccolo paesino ai confini tra le Fiandre e l’Alsazia: si tratta di Calville, il paese che produce la maggior parte delle mele utilizzate per il Calvados. Per la produzione di questo liquore vengono utilizzate le stesse mele, in questo caso però non vengono distillate ma tagliate e lasciate dialogare per un anno in un brandy, in un’acquavite di vino invecchiata. Ne nasce anche in questo caso un liquore a basso contenuto alcolico (entrambi hanno 28°), molto gradevole a fine pasto, facilmente abbinabile ai dolci e alla piccola pasticceria e ultimamente molto amato anche dalla nuova generazione di mixologist, giovani barman che si cimentano con prodotti ricercati, di nicchia, e propongono cocktail straordinari. Ho assaggiato uno spettacolare Martini a base di Calvilla, e uno strabiliante Poetry fatto con Ananda, gocce di Angostura e di Barolo Chinato.
Packaging Ananda, liquore al cacao
A poco più di un anno dal lancio, è possibile fare una riflessione sul recente passato e sul futuro?
Il recente passato è stato eccitante, affascinante, un anno bellissimo di nuove esperienze, di ricerche, di scoperte e di riscoperte: riscoperte di vecchi amici, di ristoratori, di enotecari, che hanno partecipato a questa avventura con molto slancio e con molta amicalità. Il presente è foriero di tantissime novità che arriveranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
Durante quest’anno AB Selezione si è presentata al mondo, in occasione di vari eventi: al Salone del Gusto, a Golosaria, alla Banca del Vino, all’Università di Pollenzo, a Eataly. All’estero abbiamo partecipato a varie fiere, quella di Düsseldorf è stata particolarmente avvincente, perché AB Selezione era l’unico tavolo di grappe italiane in mezzo a tutti i più grandi spirits del mondo.
Si chiama Acquavite, ed erano rappresentati i whisky, i rum, i gin, le tequila: AB Selezione ha fatto la sua buona impressione, siamo molto contenti e soddisfatti. Le sfide ovviamente non finiscono mai; il 2016 sarà un anno di espansione, speriamo, soprattutto all’estero perché la grappa secondo me, ancorché sia stata molto valorizzata in questi anni, ancora deve farsi, noi siamo qui per raccoglierla.
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