Identity, evoluzione dell’architettura
Il punto in cui sorge non è casuale, è un luogo leggendario. La leggenda vuole che il fondatore della città, alla sua morte, qui fosse rapito da un’aquila e portato in cielo. Parliamo di Roma, di Romolo e del Pantheon.
Adriano, l’imperatore che lo volle, non conosceva i termini “brand identity” ma era profondamente consapevole della potenza dell’architettura nel comunicare caratteristiche e valori di un “nome” (oggi brand).
Ogni forma architettonica sviluppa un suo codice di comunicazione, attraverso una grammatica crea episodi individuali che traghettano il lettore in un percorso che, come le navigazioni memorabili, avviene in acque sconosciute.
L’architettura può plasmare il futuro, le scelte, l’incontro dello sguardo con una realtà architettonica coinvolge sempre la memoria, l’architettura stessa è memoria, ci emoziona e ci spinge a ricercare e ritrovare quelle emozioni in oggetti della memoria.
Il linguaggio dell’architettura è fatto di luce, di materiali, di proporzioni, di acustica, di storia.
Nasce da un pensiero simbolico, si esprime attraverso simboli e metafore e non può prescindere dalla realtà che lo ha generato e di cui darà la percezione più lirica.
Lo spazio architettonico porta sempre qualcosa di nuovo in sé grazie alla complessità degli elementi che lo compongono e dei vissuti che ospita.
Lo spazio non è mai questione di dentro e fuori, di cosa contiene o non contiene, non è solo una percezioni fisica; lo spazio è cultura.
È lo spazio dell’immaginazione, lo spazio del non conosciuto, dell’invisibile, non è quello che percepiamo fisicamente è celebrazione di un’arte ispirata dal tempo, dalle tradizioni, perciò dinamica, soggetta a molte influenze, aperta a nuove viste e nuovi orizzonti.
“Non c’è bisogno di integrare la comunicazione con l’architettura: l’architettura è comunicazione, se non comunica non serve assolutamente a niente. Un cubo neorealista tristissimo può essere altrettanto stupido e brutto di una forma estremamente dilatata o priva di geometrie classiche o semplici. Il problema sono le idee e la magia che comunicano. L’architettura se non riesce a comunicare e non riesce a dare quella magia che ci manca , non ha senso.” Queste sono parole di Massimiliano Fuksas l’architetto contemporaneo più visionario capace di materializzare sogni in spazi e architetture di pochi metri cubi come in opere gigantesche come la sua “Cloud” in cantiere a Roma.
Queste peculiarità rendono l’architettura fonte di ispirazione per brand che nascono da un’evoluzione, un’estensione dei concetti e dei valori intrinsechi del progetto.
Non un’attività spontanea ma uno studio che trasferisce il valore visivo della struttura architettonica in identity, in brand, in packaging.
A motivare questa scelta ci sono valori non solo condivisi ma correttamente espressi e rappresentati nelle forme grafiche, nei volumi, nelle sensazioni che prodotto e luogo ispirano in sinergia. Sono tratti che si colgono sia consapevolmente che inconsapevolmente: chiunque percepisce, nel vedere la cantina Ca’ Marcanda di Angelo Gaja in Toscana progettata dall’arch. Giovanni Bo, il gioco architettonico dei tetti riportato poi, con senso grafico, nelle etichette che creano un piacevole e singolare collegamento emozionale e materico.
Così come anche l’occhio più distratto non può non sorprendersi alla vista delle etichette dei vini Alois Legeder di Magrè, la forma obbliga l’occhio e la mente ad una ricerca che risponda alla domanda più ingenua: perché questa forma? La forma dell’etichetta corrisponde alla pianta della cantina, progettata dallo studio Abram & Schnabl, e attribuisce al prodotto un forte senso di origine, una garanzia genetica.
Sicuramente uno degli oggetti architettonici utilizzati in un’estensione molto incisiva nel brand aziendale è la cantina Petra di Suvereto, progettata dall’arch. Mario Botta: fortemente caratterizzante la struttura architettonica è risolta in stile minimal nel brand trasferendo all’occhio le stesse sensazioni calde, energiche.
Non sappiamo se i progettisti fossero consapevoli del fatto che la sfera di influenza delle loro opere si sarebbe allargata all’identità del prodotto, cogliamo attraverso queste realizzazioni la potenza, la capacità di interpretazione e di comunicazione di valori che vestono il prodotto trasferendo, al consumatore, una missiva che stimola alla degustazione come ad un’esperienza sublime.
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