2013 - Rassegna dell’imballaggio: Dalla bottiglia all’esperienza d’acquisto
Il punto di vista del designer: Creare l’immagine di un vino
Giacomo Bersanetti, Chiara Veronelli e Francesco Voltolina di SGA, agenzia specializzata in corporate identity e packaging di prodotto.
«Vestire un vino in modo adeguato è un percorso che non può essere compiuto secondo regole standardizzate. Per creare l’immagine di un vino e di una cantina è fondamentale procedere ad un’analisi che consente di capire diversi aspetti; oltre alla storia specifica del produttore importanti sono il contesto culturale e territoriale a cui appartiene, quali sono gli obiettivi e la filosofia che caratterizza la produzione, quali i competitor, ecc..
Ed è solo dopo aver compiuto questa ricognizione ed aver definito le linee guida, che possiamo concentrarci sul singolo vino, piuttosto che su una linea, per coglierne in profondità le caratteristiche specifiche che determinano la personalità. Si tratta anche di entrare in sintonia con la capacità evocativa che da sempre al vino appartiene, dando accesso all’immaginario che quel particolare vino nasconde. Sono i riferimenti simbolici e il linguaggio archetipico il mezzo attraverso il quale possiamo comunicare alla sfera più intima dell’individuo, veicolando valori che non sono mera apparenza ma riflettono qualcosa di estremamente concreto come la personalità e le qualità del vino». L’evoluzione qualitativa che ha caratterizzato il mondo del vino in questi ultimi trent’anni si riflette anche sul modo di vestire la bottiglia, attraverso l’etichetta. Ma lo studio di un packaging appropriato può, sempre più spesso, comportare anche il progetto di una bottiglia originale. La forma della bottiglia è un ottimo strumento di comunicazione che può risultare determinante per comunicare distintività, posizionamento più elevato, ma anche per veicolare l’identità di marca come nel caso del progetto realizzato per Contadi Castaldi. E, ancora, un progetto di packaging va oltre la bottiglia per contemplare tutto ciò che ruota intorno all’imballo secondario, fino alla logistica, soprattutto considerando che sempre più il vino italiano è destinato ai mercati esteri.
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