2012 - Casa Veronelli
Protagonista la natura. Le Sincette e la biodinamica
Gian Arturo Rota
Non un cambiamento improvviso, a seguire l’onda di facili mode, ma meditato bene e a lungo.
Ruggero Brunori, imprenditore agricolo/vitivinicolo dal 1978, ha avviato il passaggio dalla produzione convenzionale a quella biodinamica una dozzina di anni fa, senza sonori proclami ma con una programmazione metodica e risoluta, con un modello di agricoltura sano e rispettoso della terra, supportato da rigore scientifico.
Una riconversione totale, che ha coinvolto non solo gli aspetti tecnico-produttivi; dal mutamento del nome dell’azienda (Le Sincette, rispetto a Cascina La Pertica, è individuale, non comune, non confondibile), alla semplificazione dei nomi dei vini (ora composti solo dalla denominazione e dal vitigno corrispondente, tranne che per Zalte, da cabernet sauvignon e merlot, in quanto antico toponimo), al ripensamento dell’immagine (un monogramma calligrafico LS – iniziali del nome – che si ispira al movimento dei fili d’erba, più un simbolo geometrico in richiamo alle fasi lunari, così importanti per i cicli naturali e di lavorazione in vigna), su progetto di SGA (www.sgaitalia.it).
Serietà, molta serietà e non ricerca di una nuova e diversa legittimità. Nuovo è il credo in una diversa agricoltura.
Maturato con l’aiuto di un consulente francese, tra i più esperti, attenti e sensibili in tema di biodinamica: Jacques Mell (www.biodynamieconseil.com), trenta e più anni di conoscenze, studi, esperienze.
E proprio lui, Ruggero ha voluto con sé al battesimo dei vini targati biodinamici; fosse lui a dialogare con i giornalisti ospiti, ad illustrare, più che cos’è, perchè abbracciare questa nuova agricoltura che, sostiene con inossidabile convinzione, modifica in meglio il rapporto dell’uomo con la natura.
Ne è uscito un confronto inaspettatamente molto serrato, dai botta e risposta dialettici, dalle curiosità sulla reale affermazione della biodinamica come una delle risposte (la risposta?) al miglioramento della qualità (dei prodotti, della vita) da un lato, dall’altro alla maggiore e migliore tutela dell’ambiente.
“È la qualità intrinseca dei prodotti“, dichiara Mell, “sono le forze in essi contenute, e non parlo qui a livello di analisi chimico-fisiche, che permetteranno agli uomini di pensare in modo sano. È il contadino che, modellando il paesaggio in modo armonico, fornirà una cornice di vita appagante alle riflessioni degli uomini”.
Quanto ai vini assaggiati – lo Chardonnay, il Marzemino, il Chiaretto e il Groppello, tutti segnati da doti di pulizia, mineralità, signorilità e carattere – va detto che già, con la viticoltura convenzionale, erano molto validi.
Più validi? Non so dirlo.
Forse più autenticamente riconducibili alle caratteristiche della terra di provenienza, se è vero che uno dei pilastri della pratica biodinamica (l’altro è mantenere la sanità delle piante perché resistano ale malattie) è la rigenerazione del suolo sia per l’influenza delle forze cosmiche sia attraverso il lavoro, ad esse direttamente collegato, dell’uomo (quest’ultimo ha più che altro, il compito di ascoltare la terra e di assecondarne coscienziosamente le necessità).
Sta di fatto che, per l’evidente soddisfazione di Ruggero, nonchè di Andrea Salvetti, il suo agronomo e, forse, l’intima gioia di Mell, i vini sono piaciuti.
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